preloadAnders Jildén/Unsplash.com | La Ring Road

Quando ci si allontana da itinerari più turistici, l’imponente paesaggio dell’Islanda sembra quasi immutabile, una frontiera dove solo i viaggiatori più intrepidi osano avventurarsi

Un luogo dove il concetto stesso di road trip sembra non avere senso. Eppure, esplorare l’Islanda in auto è possibile, grazie alla Ring Road 1: una delle strade più straordinarie d’Europa.

Appena apro la portiera del furgone, l’odore di uova marce mi travolge. I vapori sulfurei che sgorgano dai vulcani dell’isola, sono la norma a Reykjavík così come nella natura selvaggia. Sono in piedi nel parcheggio, il sole che si affaccia all’orizzonte, e sono pronto a intraprendere il nostro viaggio.

Io e il mio compagno di viaggio Ralph, circumnavigheremo l’Islanda seguendo la Ring Road 1, una strada che si estende per 1339 km, in alcuni tratti perfettamente scorrevole come un’autostrada e in altri poco più ampia di una strada sterrata. Ah, un’altra cosa: stiamo facendo scalo in Islanda per poi riprendere il volo verso gli Stati Uniti, quindi abbiamo solo 48 ore di tempo per portare a termine il nostro folle progetto.

Ad ogni modo, sebbene il tempo a nostra disposizione sia limitato, abbiamo intenzione di vedere il più possibile dell’isola vulcanica più grande del mondo, quindi la Ring Road 1, anche conosciuto come il Cerchio d’Oro, è l’opzione migliore. E se qualcosa del nostro piano perfettamente organizzato dovesse andare storto, vorrà dire che che torneremo tutta birra verso l’aeroporto.

Almannagjá / Thingvellir © Doin/Shutterstock.com

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E così ci mettiamo in viaggio: prima fermata, Almannagjá. Questa impressionante gola che si estende per oltre 12 km, è parte della Dorsale Medio Atlantica e il punto di incontro tra le placche tettoniche eurasiatica e americana. Si trova nel Parco nazionale di Þingvellir, zona di interesse non solo geologico ma anche politico, in quanto in passato sede del primo parlamento islandese, istituito nel X secolo.

La nostra prossima tappa è la valle di Haukadalur, dove l’odore di zolfo raggiunge i suoi picchi più alti. I fianchi e il letto della vallata sono tappezzati di rocce, muschi e licheni attraverso cui si fanno strada piccoli corsi d’acqua. È qui che udiamo per la prima volta il soffio del geyser, a soli 5 minuti a piedi dal parcheggio.

Haukadalur / Strokkur © dmitry_islentev/Shutterstock.com

Nello stesso istante, una colonna d’acqua s’innalza verso il cielo. Il rumore ricorda quello di un’esplosione e proviene dallo Strokkur, il geyser a fontana più attivo dell’isola, che emette regolarmente getti d’acqua bollente ad un’altezza compresa tra i 20 e i 30 metri.

Gulfoss © Israel Hervas Bengochea/Shutterstock.com

Getti d’acqua ben diversi ci attendono a Gulfoss, “La cascata d’oro”. Uno degli spettacoli più impressionanti dell’Islanda è a soli 5 minuti di distanza.

Quando arriva il momento di rimettersi in marcia, siamo ancora sbalorditi da tutto ciò che abbiamo appena visto. Superato il villaggio di Selfoss, procediamo per il Circolo d’Oro, che abbiamo deciso di percorrere in senso antiorario, e avanziamo seguendo la costa. Sono quasi 300 km di viaggio, ma l’aspro paesaggio che ci circonda e che sembra appartenere a un altro mondo cattura completamente la nostra attenzione, facendoci perdere la cognizione del tempo. Diventa buio presto, ma la luna piena ammanta tutto di una luce irreale, eterea. Finalmente accostiamo e parcheggiamo in una valle ghiacciata dove l’illuminazione lunare raggiunge il massimo effetto. Spegniamo le luci, accendiamo il riscaldamento e andiamo a dormire.

© Stefan Weissenborn

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Se prima di addormentarci avessimo saputo dove avevamo parcheggiato, probabilmente i nostri sogni sarebbero stati invasi da apocalittiche immagini di distruzione. Infatti, il punto in cui abbiamo scelto di fermare il nostro mezzo per la notte è proprio quello in cui un’inondazione di ghiaccio, in seguito all’eruzione del vulcano Vatnajökull, ha devastato il paesaggio. Le travi di acciaio di un ponte piegate a poca distanza, delle quali ci accorgiamo una volta sorto il sole, sono un emblema che ci fa riflettere sulla portata dell’evento.

Skeiðarársandurs © Laurent Deschodt/Wikipedia.org

Accompagnati da una nuova consapevolezza, non possiamo fare a meno di ammirare la solitaria bellezza dello Skeiðarársandur, il sandur del Sud, sotto una luce diversa. Blocchi di ghiaccio, ruscelli, muschi e licheni argentei si estendono a perdita d’occhio, e non sorprende che questa vasta distesa di sabbia ghiacciata, tanto straordinaria quanto inospitale, sia rimasta abbandonata fino alla costruzione del Cerchio d’Oro negli anni ‘70.

Jökulsárlón © Stefan Weissenborn

Saltiamo la colazione e procediamo con lo stomaco che brontola verso lo Jökulsárlón, la laguna ghiacciata. Fortunatamente il posto è segnato sul navigatore, altrimenti saremmo probabilmente proseguiti oltre. Sapendo che si trova dietro la diga sulla carreggiata sinistra della strada, ci fermiamo e ci arrampichiamo sul muro. Il cielo blu acciaio si riflette sulle calme acque del lago, sul quale gli iceberg sembrano sospesi: questo scenario eccezionale è stato plasmato da una gigantesca lingua glaciale dalla forma curva. La pace solitaria di questo luogo viene interrotta dal rumore di una barca in lontananza che inizia la prima visita guidata della giornata.

Percorriamo a ritroso il percorso verso il furgone e rimaniamo a bocca aperta per la sorpresa: di fronte a noi si estende un giardino di sculture naturali. La spiaggia di roccia basaltica sulla nostra destra è di colore nero, e sulla sua superficie sono disseminati blocchi di ghiaccio, alcuni delle dimensioni di una biglia, altri grandi quanto il nostro mezzo. Sul fiume che collega il lago all’oceano, i blocchi di ghiaccio scivolano con maestosa lentezza. Siamo fortunati, il sole risplende in cielo, un fenomeno raro in Islanda durante l’autunno, e una moltitudine di tonalità di turchese si riflettono sulla superficie dei blocchi di ghiaccio.

Hamburger di renna © ariiet/Shutterstock.com

È ora di pranzo, continuiamo ad avanzare e i morsi della fame cominciano a diventare assillanti. Per fortuna, la cittadina portuale di Höfn, sulla costa Sud-Est, dista solo un’ora di guida. Al Kaffi Hornid, ordiniamo un delizioso hambuger di renna con contorno di patatine fritte. Finito il pranzo però, ci aspetta un tragitto impegnativo: la nostra prossima meta sono i bagni di termali di Mývatn, conosciuti anche come “La laguna verde”, distanti oltre 350 km. Chiudono alle 21:30 e secondo i nostri calcoli dovremmo raggiungerli in circa sette ore, ma la strada asfaltata che abbiamo percorso finora si appresta a diventare molto più accidentata.

© Stefan Weissenborn

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Il tratto che percorre la costa Est è frastagliato e diversi fiordi si fanno strada serpeggiando attraverso il terreno. Tutto ciò rallenta considerevolmente la nostra andatura, e iniziamo a sentire la pressione della partenza imminente di domani. In ogni caso, siamo prima di tutto viaggiatori, e così quando ci imbattiamo nelle profonde incisioni scolpite dal mare sulla costa, ci fermiamo esterrefatti ad ammirare il panorama. Le gigantesche montagne sulla nostra destra sembrano disegnate da un dio folle con l’ossessione dalla geometria: rocce dalla forma piramidale e creste striate da fenditure si stagliano contro il cielo blu sporco che lentamente volge all’imbrunire.

Ci fermiamo una sola volta, e quando raggiungiamo il punto più alto dell’isola la temperatura è ormai scesa sotto lo zero e vortici di neve danzano di fronte al parabrezza. Poco dopo, l’asfalto finisce e percorriamo l’ultimo tratto sobbalzando sulla strada sterrata fino al calare delle tenebre: sono le 19:30.

Bagni termali Mývatn © Sylvia Adams/Shutterstock.com

Soggiorni a Myvatn a partire da 58 €

L’odore di zolfo si fa strada nuovamente all’interno del nostro mezzo. Buon segno. Quando l’odore diventa più forte infatti, le sorgenti termali non sono lontane. Presto scorgiamo colonne di fumo che sembrano illuminate da lampade color arancione, provengono dalle solfatare e dalle fumarole della zona, mini vulcani che ricordano dei formicai dai quali fuoriesce il vapore che si forma nel terreno delle aree vulcaniche più attive. Finalmente, la luce dei fari illumina il cartello che cercavamo: la scritta recita: Bagni termali Mývatn. Mentre ci apprestiamo a parcheggiare, un topo attraversa di corsa la strada, è la prima creatura vivente che incontriamo da ore.

© Stefan Weissenborn

Poi, quasi ci ustioniamo i piedi. Il terreno circostante le piscine è bollente, ma nonostante tutto, riusciamo a rilassarci nell’acqua calda. Quando la temperatura esterna è fredda e l’acqua color verde pastello si staglia contro il cielo nero striato dalle nuvole di passaggio, sembra di poter rimanere qui per sempre. Purtroppo però, rimaniamo solo mezz’ora: sono le 21:30 e quasi 100 km ci separano da Akureyri.

Akureyri è la città più grande del Nord dell’isola ed è dove passeremo la nostra seconda e ultima notte in Islanda. L’eccellente birra prodotta dal birrificio locale è disponibile ovunque ed è la motivazione che ci spinge ad avanzare. Attorno a mezzanotte scorgiamo le luci della città, una vista quasi surreale dopo una giornata completamente immersi nella natura incontaminata. Nell’oscurità circostante, l’insediamento situato al sul bordo occidentale di un fiordo che si affaccia sul mar di Groenlandia, sembra un puntino sperduto in mezzo all’oceano. Il parcheggio pubblico vicino al centro della città è il posto dove ci accamperemo per la notte.

Akureyri © Zephyr_p/Shutterstock.com

Soggiorni ad Akureyri a partire da 25 €

Ancora sazi dall’hamburger di renna, ci dirigiamo direttamente al bar più vicino. Pochi istanti dopo, stiamo sorseggiando una Einstök Toasted Porter, una birra scura all’aroma di caffè, che a quanto pare va particolarmente di moda nei paesi nordici in questo momento. Gli abitanti del posto eccellono nell’arte di fare festa e la differenza di età non sembra essere un ostacolo. Vecchi e giovani senza distinzione si lasciano trasportare dall’euforia nonostante la mezzanotte sia già passata.

Il giorno dopo la sveglia è da urlo: dobbiamo essere in aeroporto per le 14 tenendo conto anche dei 45 minuti di navetta dal punto di noleggio auto all’aeroporto di Keflavík. Stando al navigatore, il viaggio dovrebbe durare circa 4 ore, quindi procediamo spediti e ci concediamo solo un veloce caffè e una pausa per addentare un hot dog.

La Ring Road © Anders Jildén/Unsplash.com

Noleggio auto a partire da 34 €

La strada raggiunge un’altitudine di quasi 400 metri, e all’esterno fanno -4 gradi. Poi attraversiamo una brulla steppa occasionalmente interrotta da pascoli verdi sui quali delle pecore sono intente a brucare l’erba, e poi ancora attraverso la tundra e campi di lava gelata, attraverso i quali la strada si snoda come in un dipinto di Pollock.

Finalmente riconsegniamo il nostro mezzo, e alle 16:30 siamo seduti in aereo pensando a quello che abbiamo appena fatto: un road trip dell’Islanda in 48 ore! Fuori di testa, ma fattibile.

Suggerimenti di KAYAK per un viaggio in Islanda

Come arrivare: dall’Italia sono disponibili voli di diverse compagnia aeree (Wow Air, British Airways, Lufthansa, Airberlin e Easyjet). Esistono inoltre autobus che partono da Keflavík Airport e arrivano a Reykjavik, la capitale più a Nord del pianeta.
Trasporto: è disponibile un’ampia scelta di auto a noleggio a partire da 46 €.
Percorso: il Ring Road 1 è lungo 1339 km, il tratto che attraversa la zona Nord-Est dell’isola non è asfaltato. Il limite di velocità è di 90 km orari sulla strada asfaltata e di 80 su quella sterrata. Per informazioni aggiornate sulle condizioni delle strade, visita il sito www.road.is
Per altre informazioni: www.visiticeland.com

Nota: I prezzi si riferiscono a ricerche effettuate su KAYAK.it in data 12.07.2017. I prezzi sono indicati in EUR. I prezzi dei voli si basano su risultati di ricerche per voli di andata e ritorno in classe economica. I prezzi per pernottamento in hotel si riferiscono al costo di base per una camera doppia. I prezzi possono cambiare o non essere più disponibili.